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PROFESSIONE DOCENTE / La burocrazia è la principale fonte di stress

Sottrae tempo alla didattica e non contribuisce a migliorare il processo educativo

PROFESSIONE DOCENTE / La burocrazia è la principale fonte di stress
  • 7 Gennaio 2023
  • Sottrae tempo alla didattica e non contribuisce a migliorare il processo educativo

    Uno degli ultimi Studi Eurydice sulla galassia europea dell’istruzione e formazione è stato tradotto in italiano dall’Indire, a fine 2022.  L’Agenzia europea di analisi statistica opera dal 1980 e rappresenta una rete istituzionale che raccoglie e diffonde dati su tutti i sistemi educativi europei forniti (però) sulla base dei dati forniti dalla parte governativa dei Paesi. Una foto fortemente istituzionale, dunque, dei sistemi, nella quale la consultazione di altri attori del settore è lasciata alla buona volontà del governo nazionale.

    Le numerose pubblicazioni (solo una parte tradotte dall’INDIRE) ci hanno permesso in tutti questi anni di conoscere un po’ meglio i sistemi di istruzione degli altri Paesi.

    Insegnanti in Europa: carriera, sviluppo professionale e benessere si distingue da altri studi meramente quantitativi per lo sforzo che fa di descrivere la professione docente con l’ausilio di tutti i dati raccolti periodicamente per le sue sinossi.

    Cosa c’è di nuovo, allora? C’è l’attenzione, finalmente, alla questione del benessere del docente, già affrontata da altre istituzioni internazionali in cui emerge con chiarezza inequivocabile il ruolo negativo della burocrazia.

    Il 48% dei docenti interpellati per l’indagine TALIS 2018 dell’OCSE hanno dichiarato, infatti, che l’impatto della burocrazia nel proprio lavoro è una delle fonti principali di stress.

    Il quotidiano tedesco online WAZ (Nordrhein-Westfalen Zeitung) a maggio dello scorso anno citava studi recenti in cui la categoria dei docenti si lamenta dell’eccessiva burocrazia. I sindacati inglesi e francesi rincarano la dose segnalando il legame tra l’eccesso di tempo richiesto per riempire carte e l’abbandono della professione.

    Tutti concordano nell’affermare che l’incidenza della burocratizzazione nel lavoro dei docenti sottrae tempo alla didattica e non contribuisce a migliorare il processo educativo.

    In Italia, gli insegnanti si trovano a dover dedicare il proprio tempo – anche quello libero –  a scrivere verbali, relazioni, riempire questionari, verificare in modo certosino la corrispondenza tra ciò che fa in classe e ciò che scrive sul registro elettronico, nel caso fosse chiamato dal dirigente o da un giudice a giustificare il proprio operato.

    Al contrario, si è assottigliato sempre di più il tempo per sviluppare la propria professionalità, per riflettere sul lavoro svolto con i propri studenti, per confrontarsi con colleghi dello stesso consiglio di classe o con esperti della materia. Diciamo pure che è diventato inesistente.

    Eppure, il docente burocrate è una contraddizione in termini: le pratiche burocratiche sono adempimenti che non possono in alcun modo essere visti come meccanismi di efficienza del sistema.
    Va capovolto il punto di analisi: si continua ad ignorare quegli elementi che servirebbero ad innalzare la qualità dell’insegnamento, primo fra tutti il fattore tempo (usato per la didattica, non per la burocrazia) mentre andrebbero migliorate le condizioni di lavoro che hanno una grande incidenza sul benessere dei docenti.

    Quasi la metà degli insegnanti in Europa riferisce di sperimentare un alto livello di stress dovuto al lavoro. Le principali fonti di stress individuate dagli insegnanti risultano essere i compiti amministrativi, le mutevoli richieste delle autorità e l’essere ritenuti responsabili dei risultati degli studenti.

    I livelli più alti di stress sono correlati alla valutazione per la progressione di carriera, a orari di lavoro più lunghi, a una cattiva condotta degli alunni e a una minore sicurezza di sé nella gestione degli studenti.
    I livelli più bassi di stress sono correlati allo sviluppo professionale continuo per la progressione di carriera, al clima scolastico collaborativo, al senso di autonomia e alla sicurezza di sé nel motivare gli studenti.

    Se vogliamo prendere sul serio quanto scritto in questo studio di Eurydice, la scelta da perseguire è quella contrattuale.  E’ nel negoziato con i Governi, con soluzioni negoziali individuate al tavolo della contrattazione che si possono dare risposte concrete e durevoli a chi opera quotidianamente per mantenere la funzionalità dei sistemi pubblici di istruzione.

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