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AUTONOMIA DIFFERENZIATA / Dialogo tra Sud e Nord per una scuola di tutti

AUTONOMIA DIFFERENZIATA / Dialogo tra Sud e  Nord per una scuola di tutti
  • 19 Gennaio 2023
  • LA SCUOLA NAZIONALE VISTA DA CAMPANIA E VENETO

    Caro Pino

    “La scuola unisce l’Italia” è stato il titolo del congresso della Uil Scuola a Perugia. Era il 2006, ti ricordi? La scuola come strumento di coesione, l’istruzione come diritto della persona erano già punti centrali nella nostra azione sindacale.

    L’Italia come entità politica è stata costruita nell’800 grazie ai forti ideali di pochi visionari e al sacrificio di molti. Gli italiani, come cittadini, li ha creati la scuola pubblica statale che ha contributo, soprattutto attraverso lo studio della lingua italiana e della storia, al superamento delle vecchie divisioni localistiche. La scuola è stata decisiva per la costruzione di una cittadinanza consapevole.

    Negli ultimi anni il sistema dell’istruzione, però, sembra essersi trasformato in un campo di battaglia, non tanto a causa di ideologie politiche differenti ma come sede di uno spregiudicato mercato del consenso. La scuola resta il comparto più popoloso del pubblico impiego che si connette con gli interessi della stragrande maggioranza delle famiglie italiane.

     La Uil Scuola Rua lo ripete da sempre: la scuola deve unire l’Italia e non dividerla.
    Oggi, invece, qualcuno, probabilmente per mettere una “bandierina” nelle scelte del governo e per segnalare la propria esistenza politica, vuole tornare indietro, riproponendo l’autonomia differenziata.

    Il disegno di legge del ministro degli Affari Regionali rappresenta l’ennesimo attacco all’unità del sistema istruzione e di tutto il nostro Paese. A settembre 2024, se il Ddl Calderoli verrà approvato nella versione attuale, diventerà operativa la cessione di molti poteri e risorse alle Regioni.

    Per ciò che riguarda l’istruzione, non è pensabile che vi siano 20 modi diversi di fare scuola, così come non è pensabile che ogni regione agisca sull’istruzione come se fosse uno stato a sé.
    È utile ricordare che gli attuali stati federali, vedi Stati Uniti e Germania, si sono formati per aggregazione e non a seguito di processo divisivo.
    Mentre si chiede di introdurre politiche utili a superare il divario sociale ed economico tra regioni e territori, la regionalizzazione va dalla parte opposta: accresce ulteriormente tale divario.

    Si è cominciato dalla sanità e ne abbiamo visto i risultati con la pandemia. Ora si guarda alla scuola.
    Siamo convinti che la scuola vada tenuta lontana dalle beghe politiche.

    La scuola per noi è solo quella nazionale. Non potremo mai accettare la frammentazione del sistema scolastico e ogni tipo di diseguaglianza nell’accesso all’istruzione. 
    Il divario tra regioni su scuola, sanità, servizi sociali, trasporti e infrastrutture è già una realtà sottaciuta, per lo più assente dal dibattito pubblico che non riguarda solo l’asse Nord-Sud ma anche quello città e periferie. Occorre lavorare per eliminare queste disparità e non per acuirle, o

    Quale merito ci sarebbe nel non offrire stesse possibilità a ragazzi che vivono in territori diversi dello stesso Paese? Pensiamo ai disabili che già attualmente sono molto più svantaggiati in alcuni territori, cosa accadrà quando si avrà un’Italia a diverse velocità? Non è solo una questione di Nord e Sud ma di uguali opportunità e di valorizzazione di ciascun individuo.

    Occorre un Paese più unito, più eguale, più giusto, più coeso e uno Stato che mantenga un ruolo centrale nell’istruzione, attraverso un modello che sia garanzia di laicità, gratuità e pluralismo che contribuisca a mantenere alto il livello qualitativo dell’istruzione, che rappresenta uno dei principali fattori di crescita economica e sociale di qualsiasi paese.


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    Cara Roberta,

    condivido appieno le tue riflessioni, quanto grande è la distanza tra la nostra visione, nobile, e la grettezza di chi si autodefinisce “Governatore” e non può governare la scuola statale, abituato a gestire  il consenso e il potere anche attraverso le assunzioni.

    Ti riporto di seguito, integralmente, la proposta di autonomia della Regione Veneto:

    Norme generali sull’Istruzione
    (…) Sono attribuite alla Regione del Veneto le competenze legislative e amministrative dirette a:

    1. consentire l’ottimale governo, la programmazione, inclusa la programmazione dell’offerta formativa e della rete scolastica – compresi l’orientamento scolastico, la disciplina dei percorsi di alternanza scuola-lavoro – la programmazione dell’offerta formativa presso i Centri Provinciali Istruzione Adulti e la valutazione del sistema educativo regionale, in coerenza con gli elementi di unitarietà del sistema scolastico nazionale e nel rispetto dell’autonomia delle istituzioni scolastiche;
    2. disciplinare l’assegnazione di contributi alle istituzioni scolastiche paritarie con le correlate funzioni amministrative;
    3. regionalizzare i fondi statali per il sostegno del diritto allo studio e del diritto allo studio universitario;
    4. regionalizzare il personale della scuola, compreso il personale dell’Ufficio scolastico regionale e delle sue articolazioni a livello provinciale”.

    Mi spaventa, davvero, pensare a governatori autodefiniti, che assumono e controllano direttori regionali che assumono e controllano dirigenti scolastici che assumono e controllano docenti e personale ATA, che indicano loro come e cosa fare a scuola e della scuola statale, in Veneto come in Campania.

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