L’isolamento sociale volontario in Italia, Parte 1: intervista a Andrea Crepaldi di Hikikomori Italia
In giapponese significa, appunto, “stare in disparte”. Sono ragazzi che vivono in casa, davanti ad un pc, senza bisogno di alcun rapporto sociale. Si tratta di un disturbo che colpisce prevalentemente gli uomini dai 14 ai 25 anni e che sta crescendo anno dopo anno in tutto il mondo, anche in Italia.
Masa ha 19 anni. Cosa fa nella vita? Se ne sta in disparte. Vive vicino a Tokyo con i suoi genitori in un appartamento con due camere da letto. Trascorre 23 ore al giorno in isolamento sociale. Sua madre gli lascia i pasti su un vassoio fuori dalla sua porta. Masa dorme durante il giorno, si sveglia la sera e trascorre tutta la notte navigando e chiacchierando in rete, giocando ai videogiochi.
I ragazzi come Masa si chiamano Hikikomori. In giapponese significa, appunto, “stare in disparte”. Sono ragazzi che vivono in casa, davanti ad un pc, senza bisogno di alcun rapporto sociale. Si tratta di un disturbo che colpisce prevalentemente gli uomini dai 14 ai 25 anni e che sta crescendo anno dopo anno in tutto il mondo, anche in Italia.
CHE COS’E’ HIKIKOMORI ITALIA
Qui da noi a trattare questo tema purtroppo ancora troppo sottovalutato dai media e dalle istituzioni – non esiste ad oggi un report statistico che analizzi specificatamente il fenomeno – c’è Hikikomori Italia. Che cos’è? E’ un’associazione nata nel 2013 e creata dal Dottor Andrea Crepaldi. L’obiettivo dell’associazione è quello di informare, sensibilizzare e tentare di accendere una riflessione critica sul fenomeno. Lo scopo è quello di capire, non curare. Affrontare il problema senza stigmatizzarlo e senza giudicare.
Un secondo obiettivo, non di inferiore importanza, è quello di fornire ai ragazzi italiani che si sentono vicini all’hikikomori, così come ai genitori che hanno un figlio in questa condizione, la possibilità di potersi confrontare attraverso gli spazi online (Gruppo FB) o in presenza all’interno dei gruppi di mutuo aiuto e supporto psicologico dedicati ai genitori.
Intervistato da Banchi di Prova, Crepaldi sottolinea che in Italia esistono molti fattori predisponenti che possono causare un isolamento sociale volontario: “Qui da noi i giovani escono molti tardi di casa, c’è molto bullismo nelle scuole, e la nostra società è pervasa da pressioni di realizzazione tipicamente occidentali, legate all’ansia di trovare un lavoro, che qui c’è poco. I giovani in Italia sono pieni di angosce e vedono il loro futuro molto nero e insicuro”.
UNA PORZIONE DI STUDENTI ITALIANI SI STA SEMPRE PIU’ ISOLANDO SOCIALMENTE”
Dott. Crepaldi, parliamo di numeri. Quanto è diffuso il fenomeno dell’isolamento sociale in Italia?
In Italia al momento, non sono presenti studi diretti su questo fenomeno. Esistono però alcuni report dai quali si possono ricavare informazioni interessanti. Secondo il report del Parlamento sulle tossicodipendenze in Italia, il 17% degli studenti italiani ha dichiarato di aver vissuto in un periodo di isolamento sociale prolungato, il che significa che questi ragazzi hanno vissuto o vivono in una condizione di Hikikomori o quantomeno al confine con l’Hikikomori. Per quanto riguarda Hikikomori Italia, la nostra stima è che nel nostro Paese ci siano al momento 100 mila casi.
Sta dicendo che il 17% degli studenti italiani è tendente a diventare Hikikomori?
No, non dico questo, ma è evidente che una porzione di studenti italiani tenda ad isolarsi socialmente. Questo fenomeno, se non combattuto, può portare ad un completo isolamento. Qualcuno si isolerà per un breve periodo, una settimana, due, qualcun altro per mesi, e nei casi più gravi, quelli relativi agli Hikikomori appunto, per anni.
Com’è la situazione nel resto del mondo?
La nazione dove vengono effettuate le indagini più significative è il Giappone che ha recentemente effettuato due studi esaustivi, uno sugli under 40 e uno sugli over 40. Ebbene, secondo l’indagine, 1 milione e 200 persone vivono nel paese del Sol Levante in isolamento da almeno sei mesi. Si tratta di individui che al momento non frequentano la scuola, non svolgono attività di formazione né lavorative e non hanno alcun legame se non quello con i genitori.
WEB E VIDEOGAME: LE FIGURE PROTETTIVE DAL GIUDIZIO SOCIALE IN UN MONDO RESPINGENTE
Possiamo definire queste persone Hikikomori?
Il dato non è relativo solo agli Hikikomori. Questi individui vivono tutti in condizione di ansia sociale, di paura del giudizio, non riescono a legare con gli altri. In Giappone, in Italia e nel resto del mondo, questa condizione è in aumento. È un problema, per chi soffre di questa patologia, per le famiglie e per l’economia; le persone socialmente inattive non riusciranno ad entrare nel tessuto sociale e di conseguenza nel mondo del lavoro.
Gli Hikikomori hanno dei tratti distintivi dal punto di vista caratteriale?
Chi soffre di inattivismo sociale e di isolamento ha spesso dei tratti comuni. Si va dalla difficoltà adattiva – non riuscire a creare legami soddisfacenti dalle relazioni – alla forte timidezza. Spesso questi individui hanno subito gravi episodi di bullismo e vanno a ricercare nel web e nei videogiochi distrazioni e figure protettive dal giudizio sociale. Per loro, il mondo, viene percepito come respingente.
Dalle caratteristiche, passiamo ai segnali. Ce ne sono?
I segnali non sono evidenti, spesso i genitori si accorgono di queste problematiche con incolpevole ritardo. Il ragazzo o la ragazza inizia ad isolarsi, dagli amici, dallo tende a stare da solo, ma continua ad andare a scuola perché lo percepisce come un obbligo e non vuole affrontare il rimprovero degli insegnanti. Il progressivo isolamento è accompagnato da manifestazioni somatiche, sfoghi cutanei, difficoltà a dormire, perdita di peso, mal di pancia e manifestazioni di ira che li porta ad aggredire i genitori quando questi provano a capire cosa sta succedendo.
LA PANDEMIA E IL RUOLO DEI GENITORI
Il fenomeno è aumentato durante la pandemia? E che ripercussioni ha avuto su chi già viveva questa condizione?
Il lockdown ha reso sicuramente le cose ancora più complicate.
Perché?
Perché è stato ancora più difficile decodificare i segnali e le motivazioni dell’isolamento. Il Covid-19 ha tolto attenzione al concetto di isolamento sociale che è diventato il comportamento giusto da tenere. In poche parole, gli Hikikomori o chi si isolava si è sentito più giustificato a chiudersi in casa, vista più come un nido sicuro. Molti ragazzi ad esempio, non sono più voluti tornare a scuola.
Abbiamo constatato però anche la presenza di inaspettate svolte positive.
Cioè quali?
Alcuni ragazzi che soffrivano di questa problematica hanno beneficiato della Dad che da una parte ha isolato gli studenti, ma dall’altra ha permesso agli Hikikomori di continuare a studiare nonostante l’assenza in aula. Prima del lockdown la nostra associazione ha spinto senza successo affinché la Dad venisse implementata a scuola per aiutare chi soffriva di isolamento sociale. Adesso che è stata brevettata e potrebbe essere utilizzata per gli Hikikomori anche in futuro. O almeno questo è ciò che speriamo.
Ultima domanda: quali consigli darebbe ad un genitore che vive con un figlio o una figlia con questa problematica?
Non sottovalutate il problema e allo stesso tempo non fatevi prendere dal panico. Non bisogna forzare i figli a fare nulla. Provate ad essere loro alleati, non giudicateli né pressateli, anzi, riconoscete che il loro è un problema e che va risolto insieme. Questa è una vera e propria patologia e va trattata come tale, tramite l’aiuto di specialisti. Altra cosa importante è riuscire a far rimanere il ragazzo in corsa per non perdere l’anno, una bocciatura infatti potrebbe peggiorare le cose e causare ancora più isolamento.
Non date la colpa al computer, l’abuso del pc è una conseguenza dell’isolamento, non la causa, non staccate internet perché facendolo aumenterete la loro conflittualità. Ponete delle regole sui videogiochi ma non toglieteli, perché spesso questi rappresentano l’unico modo per il ragazzo per entrare in contatto con le persone. Tramite la sua vita online, il ragazzo o la ragazza potrebbe conoscere un possibile partner o un amico. Diversi Hikikomori sono usciti dalla loro condizione grazie all’amore o all’amicizia.
E infine, accettate vostro figlio per quello che è, non fatelo sentire sbagliato.