Festa della Liberazione, 25 aprile: le poesie dedicate alla Resistenza e ai Partigiani
Per celebrare la Festa della Liberazione abbiamo raccolto una serie di poesie dedicate alla resistenza e alla libertà.
Un onore e un impegno. Oggi, 25 aprile, è la Festa della Liberazione, una ricorrenza che deve essere tenuta viva a tutti i costi e che appartiene a tutti gli italiani antifascisti.
In questa giornata dall’anno 1946 si ricorda la liberazione dell’Italia dal governo fascista e dell’occupazione nazista del paese. Una festa che possiamo definire un inno, un inno alla resistenza dei partigiani che da ogni angolo d’Italia, contribuirono alla salvezza del nostro Paese.
FESTA DELLA LIBERAZIONE 2021: 6 POESIE PER TENERE VIVO IL RICORDO
Per celebrare la Festa della Liberazione abbiamo raccolto una serie di poesie dedicate alla resistenza e alla libertà. Questi estratti omaggiano l’orgoglio degli italiani che hanno collaborato alla Liberazione e tengono in vita la memoria di chi ha sacrificato la sua vita per ottenere la libertà.
Buona lettura e buona Festa della Liberazione a tutti.
VIVA LA LIBERTA’
Viva la primavera
che viaggia liberamente
di frontiera in frontiera
senza passaporto,
con un seguito di primule,
mughetti e ciclamini
che attraversando i confini
cambiano nome come
passeggeri clandestini.
Tutti i fiori del mondo son fratelli.
Gianni Rodari
L’UOMO LIBERO
L’Uomo Libero non ha confini,
il suo limite è l’infinito,
le sue vie sono sempre aperte
come le porte di un tempio invisibile
è lui, il sacerdote dell’Ignoto
L’Uomo Libero spregia le catene
ma non si lascia travolgere dalla lotta,
il suo campo di battaglia è la vita,
la prima preoccupazione, l’Amore.
L’Uomo Libero è vento:
accende le ceneri addormentate,
spettina le foglie degli alberi,
grida dall’alba del sole
al tramonto della luna
per ricordare al mondo
una sola parola: libertà!
Domenico Turco
25 APRILE
Forse non farò
cose importanti,
ma la storia
è fatta di piccoli gesti anonimi,
forse domani morirò,
magari prima
di quel tedesco,
ma tutte le cose che farò
prima di morire
e la mia morte stessa
saranno pezzetti di storia,
e tutti i pensieri
che sto facendo adesso
influiscono
sulla mia storia di domani,
sulla storia di domani
del genere umano.
Italo Calvino
25 APRILE 1945
Lo avrai
camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.
Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli
che ti videro fuggire.
Ma soltanto col silenzio del torturati
Più duro d’ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.
Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA.
Piero Calamandrei
PARTIGIA
Dove siete, partigia di tutte le valli,
Tarzan, Riccio, Sparviero, Saetta, Ulisse?
Molti dormono in tombe decorose,
quelli che restano hanno i capelli bianchi
e raccontano ai figli dei figli come,
al tempo remoto delle certezze,
hanno rotto l’assedio dei tedeschi
là dove adesso sale la seggiovia”.
Primo Levi
UOMO DEL MIO TEMPO
Sei ancora quello della pietra e della fionda,
uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,
con le ali maligne, le meridiane di morte,
– t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche,
alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu,
con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,
senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,
come sempre, come uccisero i padri, come uccisero
gli animali che ti videro per la prima volta.
E questo sangue odora come nel giorno
quando il fratello disse all’altro fratello:
“Andiamo ai campi”. E quell’eco fredda, tenace,
è giunta fino a te, dentro la tua giornata.
Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue
salite dalla terra, dimenticate i padri:
le loro tombe affondano nella cenere,
gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.
Salvatore Quasimodo