Agire concretamente per colmare i divari di genere
AUDIO | L’intervento di Giulia Martinelli, Ester Greco e Annuscka Brugnara
L’8 marzo non è solo una festa, ma un’occasione per riflettere sui progressi compiuti e sulle sfide che ancora ci attendono nella lotta per la Parità di genere nella scuola. Quest’anno, il tema “Fare, non celebrare” assume un significato ancora più importante.
Celebrare i traguardi raggiunti è fondamentale: non dimentichiamo le battaglie combattute e le conquiste ottenute dalle donne che ci hanno preceduto. Il diritto al voto, l’accesso all’istruzione, la parità salariale: sono solo alcuni esempi dei progressi che hanno migliorato la vita di milioni di donne in tutto il mondo.
Ma non basta celebrare: è tempo di agire concretamente per colmare il divario di genere che ancora persiste in molti ambiti della vita sociale, economica e politica.
Nella scuola, in particolare, abbiamo il dovere di educare le nuove generazioni al rispetto e all’uguaglianza. Dobbiamo promuovere una cultura che valorizzi le differenze e contrasti ogni forma di discriminazione.
Ecco alcuni esempi di azioni concrete che possiamo realizzare:
- Promuovere la formazione del personale scolastico su tematiche di genere, per una didattica più inclusiva e rispettosa.
- Contrastare gli stereotipi di genere nei libri di testo e nei materiali didattici.
- Favorire la partecipazione delle bambine e delle ragazze alle attività -STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica).
- Sostenere l’inserimento lavorativo delle donne nel mondo della scuola, in particolare anche nei ruoli dirigenziali.
L’impegno per la parità di genere è un impegno di tutti: istituzioni, scuola, famiglie e cittadinanza. Solo attraverso un’azione collettiva e costante potremo realizzare un cambiamento reale e duraturo.
In occasione dell’8 marzo, invitiamo tutti a fare la propria parte. Non limitiamoci a celebrare, ma agiamo concretamente per costruire un futuro più equo e inclusivo per tutti. Insieme, possiamo fare la differenza.
Laura Bianco
La questione centrale è il tempo
Oggi ricorre la giornata internazionale delle donne, una giornata in cui si ricordano eventi legati al riconoscimento dei nostri diritti. Le celebrazioni di oggi devono essere una spinta a ripensare il ruolo della donna nella società ed individuare azioni concrete. Lo dobbiamo alle nostre figlie e alle future generazioni. Tra le varie e numerose questioni emergenti oggi ricorre sempre più sempre più spesso il tema del TEMPO. Occorre co costruire misure volte alla conciliazione dei tempi di vita con i tempi di lavoro e individuare buone prassi che permettano alle donne di esprimere a gran voce la loro forza.
Annuscka Brugnara
Agire con dignità, intelligenza e maturità.
Restare indipendenti nei giudizi e nelle decisioni.
La giornata internazionale della donna è un’occasione per celebrare e ricordare a tutti e tutte le conquiste sociali, economiche e politiche raggiunte dalle donne, ma anche le discriminazioni di cui sono state e sono ancora oggetto nel mondo. In Italia, pari dignità sociale e uguali diritti delle donne rispetto agli uomini sono garantiti dall’articolo tre della Costituzione:
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. Questa giornata viene oggi celebrata in più di 100 paesi ed è festa ufficiale in oltre 25. Nel corso degli anni, tuttavia, molte celebrazioni della Giornata internazionale della donna si sono allontanate dalle loro radici politiche.
Nonostante oggi la condizione della donna sia notevolmente migliorata, esistono ancora pregiudizi e discriminazioni nei confronti della figura femminile, infatti si registrano diverse disparità nonostante molti progressi si siano fatti per raggiungere una parità sostanziale, per cui ben venga la celebrazione della giornata, ma non perdiamo di vista quello che c’è da fare.
L’uguaglianza di genere è un puntino ancora troppo lontano, che sia nell’istruzione, in famiglia, sul lavoro, la donna è ancora un passo indietro. Le prime discriminazioni partono dalla famiglia, perché tradizioni e cultura hanno distorto l’immagine della donna a tal punto che la discriminazione è diventata la normalità. Le cariche pubbliche e i ruoli apicali sono ancora oggi coperti principalmente da uomini, limitando il potere nelle mani maschili.
Allo stesso modo, la disparità salariale a parità di ruoli e competenze sul lavoro è ancora oggi un fenomeno ben noto, la donna viene retribuita meno rispetto all’uomo e ha meno opportunità di essere assunta perché, per esempio, si calcola la possibilità che possa assentarsi spesso per questioni di maternità. Le donne devono continuare a combattere per i propri diritti, agendo con dignità, intelligenza e maturità, rimanendo indipendenti nei giudizi e nelle decisioni, con l’obiettivo primario e finale del raggiungimento della parità di genere.
Giulia Martinelli
Schierarsi a fianco dei più deboli.
8 marzo, Giornata Internazionale della Donna, in cui ricordare gli eventi, di frequente dimenticati, che hanno portato alla scelta di questa data per ricordare il sacrificio e l’impegno, spesso nascosti e sminuiti, delle donne nel corso della Storia. Giornata da non celebrare, nelle sue accezioni poco positive di esaltazione e, commerciale, di festeggiamento, alla quale ormai è, purtroppo, legata. Se ci fermiamo a pensare agli avvenimenti che hanno portato alla scelta di questa data, l’incendio del 1908 nell’industria tessile americana Cotton, in cui ci furono tra le vittime molte donne, la manifestazione guidata da donne, nel 1917 in Russia, per rivendicare la fine della guerra, c’è poco da festeggiare. Istituita nel 1909 in America, diffusasi in vari Stati Europei dal 1911 e in Italia dal 1922, è stata designata dalle Nazioni Unite a partire dal 1975 per ricordare il cammino delle donne per il riconoscimento dei loro diritti familiari, civili, lavorativi, politici e per un miglioramento generale della condizione femminile. Ancora oggi, non sempre e non dovunque, questi diritti sono riconosciuti. È fondamentale schierarsi a fianco e a supporto dei più deboli e impegnarsi affinché tutte le persone, non solo le donne, che sono state il punto di partenza, possano vivere con dignità e decoro.
Rosanna Aloi
Rivendichiamo il nostro diritto ad essere persone autentiche
Una donna che chiede sempre di più a sé stessa; una donna a cui viene richiesto di dimostrare di essere sempre brava in tutto nel lavoro, a cui non è permesso rilassarsi un attimo per avere un proprio ruolo.
In questo processo incalzante, la donna rischia di diventarne vittima o carnefice. Rischiamo e, spesso diventiamo, nemiche di noi stesse e delle stesse donne per la tanta competizione che funge da ulteriore ostacolo.
Parliamo di buone pratiche e rivendichiamo il nostro diritto ad essere persone autentiche: il diritto alle opportunità e ad una flessibilità contrattualizzata nel lavoro. Deve essere valorizzata l’autenticità delle persone ed in particolare della donna, nel loro approccio al lavoro.
Ester Greco