Il mondo parla italiano
L’italiano è oggi parlato da circa 60 milioni di persone nel mondo. La nostra politica estera non può prescindere da un forte investimento sul sistema di istruzione nazionale e dallo sviluppo di attività formative e culturali destinate a rafforzare e consolidare il riconoscimento internazionale del nostro modello educativo e culturale e il nostro made in Italy.
Tullio De Mauro scriveva che “la lingua italiana era una lingua seconda, da insegnare come tale, a partire dalla prima, cioè dal dialetto”.
Eppure l’italiano è oggi parlato da circa 60 milioni di persone nel mondo e, proprio ora che il nostro Paese sta uscendo lentamente dalla pandemia di Covid 19 che ha flagellato il mondo, l’attuale fase di ripresa economica e sociale e di ‘risveglio’ culturale, ha sempre più bisogno del fascino sul piano internazionale della nostra lingua e la nostra cultura che da sola possiede l’80% del patrimonio culturale, artistico, storico e archeologico del pianeta.
Molto spesso un velo di silenzio ha accompagnato l’emigrazione italiana in questi centocinquanta anni, come se coloro che sono partiti non contassero niente per l’Italia. Al contrario, senza il riconoscimento del ruolo svolto dall’emigrazione, la storia d’Italia è incompleta e sbagliata.
Per conoscere come è cresciuta l’Italia, per capire come si sono sviluppate l’economia e la società italiane è indispensabile ricordare, invece, che milioni di nostri connazionali hanno preferito lasciare volontariamente un Paese che non offriva prospettive e che si serviva dell’emigrazione per mantenere bassa la pressione sociale. Questi italiani da lontano, hanno contribuito a creare quello che oggi è l’Italia.
In questi anni i fenomeni migratori italiani, in partenza e in arrivo, oltre a non essersi del tutto esauriti, presentano nuove e difficili sfide: le nuove mobilità professionali e imprenditoriali, le fughe dei cervelli, la domanda di lingua e cultura italiana da parte delle seconde, terze e quarte generazioni di italiani.
Ora dobbiamo essere in grado di rileggere la storia della nostra emigrazione anche per meglio capire e gestire il presente, che richiede un grande sforzo della collettività e delle istituzioni per garantire una effettivo percorso di integrazione e cittadinanza ai milioni di cittadini immigrati in Italia. La lezione della nostra emigrazione deve fornirci solidi anticorpi culturali contro ogni forma di xenofobia e di razzismo.
È quindi evidente che la forza del nostro export industriale dipende in gran parte dalla nostra immagine culturale e, in questo contesto, diventa centrale il ruolo della politica di promozione della cultura italiana all’estero.
La nostra politica estera non può prescindere da un forte investimento sul sistema di istruzione nazionale e dallo sviluppo di attività formative e culturali destinate a rafforzare e consolidare il riconoscimento internazionale del nostro modello educativo e culturale e il nostro made in Italy. Un piano di investimenti e supporto per dare valore al ruolo di primo piano, che, in ambito internazionale il nostro Paese è chiamato a svolgere.