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Festa della Liberazione, 25 aprile: le poesie dedicate alla Resistenza e ai Partigiani

Per celebrare la Festa della Liberazione abbiamo raccolto una serie di poesie dedicate alla resistenza e alla libertà.

Festa della Liberazione, 25 aprile: le poesie dedicate alla Resistenza e ai Partigiani
  • 21 Aprile 2023
  • Un onore e un impegno. Oggi, 25 aprile, è la Festa della Liberazione, una ricorrenza che deve essere tenuta viva a tutti i costi e che appartiene a tutti gli italiani antifascisti.

    In questa giornata dall’anno 1946 si ricorda la liberazione dell’Italia dal governo fascista e dell’occupazione nazista del paese. Una festa che possiamo definire un inno, un inno alla resistenza dei partigiani che da ogni angolo d’Italia, contribuirono alla salvezza del nostro Paese.

    FESTA DELLA LIBERAZIONE 2021: 6 POESIE PER TENERE VIVO IL RICORDO

    Per celebrare la Festa della Liberazione abbiamo raccolto una serie di poesie dedicate alla resistenza e alla libertà. Questi estratti omaggiano l’orgoglio degli italiani che hanno collaborato alla Liberazione e tengono in vita la memoria di chi ha sacrificato la sua vita per ottenere la libertà.

    Buona lettura e buona Festa della Liberazione a tutti.

    VIVA LA LIBERTA’

    Viva la primavera
    che viaggia liberamente
    di frontiera in frontiera
    senza passaporto,
    con un seguito di primule,
    mughetti e ciclamini
    che attraversando i confini
    cambiano nome come
    passeggeri clandestini.
    Tutti i fiori del mondo son fratelli.

    Gianni Rodari

    L’UOMO LIBERO

    L’Uomo Libero non ha confini,
    il suo limite è l’infinito,
    le sue vie sono sempre aperte
    come le porte di un tempio invisibile
    è lui, il sacerdote dell’Ignoto

    L’Uomo Libero spregia le catene
    ma non si lascia travolgere dalla lotta,
    il suo campo di battaglia è la vita,
    la prima preoccupazione, l’Amore.

    L’Uomo Libero è vento:
    accende le ceneri addormentate,
    spettina le foglie degli alberi,
    grida dall’alba del sole
    al tramonto della luna
    per ricordare al mondo
    una sola parola: libertà!

    Domenico Turco

    25 APRILE

    Forse non farò
    cose importanti,
    ma la storia
    è fatta di piccoli gesti anonimi,
    forse domani morirò,
    magari prima
    di quel tedesco,
    ma tutte le cose che farò
    prima di morire
    e la mia morte stessa
    saranno pezzetti di storia,
    e tutti i pensieri
    che sto facendo adesso
    influiscono
    sulla mia storia di domani,
    sulla storia di domani
    del genere umano.

    Italo Calvino

    25 APRILE 1945

    Lo avrai
    camerata Kesselring
    il monumento che pretendi da noi italiani
    ma con che pietra si costruirà
    a deciderlo tocca a noi.
    Non coi sassi affumicati
    dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
    non colla terra dei cimiteri
    dove i nostri compagni giovinetti
    riposano in serenità
    non colla neve inviolata delle montagne
    che per due inverni ti sfidarono
    non colla primavera di queste valli
    che ti videro fuggire.
    Ma soltanto col silenzio del torturati
    Più duro d’ogni macigno
    soltanto con la roccia di questo patto
    giurato fra uomini liberi
    che volontari si adunarono
    per dignità e non per odio
    decisi a riscattare
    la vergogna e il terrore del mondo.
    Su queste strade se vorrai tornare
    ai nostri posti ci ritroverai
    morti e vivi collo stesso impegno
    popolo serrato intorno al monumento
    che si chiama
    ora e sempre
    RESISTENZA.

    Piero  Calamandrei

    PARTIGIA

    Dove siete, partigia di tutte le valli,
    Tarzan, Riccio, Sparviero, Saetta, Ulisse?
    Molti dormono in tombe decorose,
    quelli che restano hanno i capelli bianchi
    e raccontano ai figli dei figli come,
    al tempo remoto delle certezze,
    hanno rotto l’assedio dei tedeschi
    là dove adesso sale la seggiovia”.

    Primo Levi

    UOMO DEL MIO TEMPO

    Sei ancora quello della pietra e della fionda,
    uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,
    con le ali maligne, le meridiane di morte,
    – t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche,
    alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu,
    con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,
    senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,
    come sempre, come uccisero i padri, come uccisero
    gli animali che ti videro per la prima volta.
    E questo sangue odora come nel giorno
    quando il fratello disse all’altro fratello:
    “Andiamo ai campi”. E quell’eco fredda, tenace,
    è giunta fino a te, dentro la tua giornata.
    Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue
    salite dalla terra, dimenticate i padri:
    le loro tombe affondano nella cenere,
    gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.

    Salvatore Quasimodo

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