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ChatGPT, in rete c’è un modello di intelligenza artificiale che scrive i temi al posto degli studenti

L’aspetto più affascinante e allo stesso tempo spaventoso di questo chatbot è la capacità di elaborare veri e propri testi. Si può infatti utilizzare per svolgere compiti, tradurre documenti e perché no, realizzare temi, canzoni, report, email, soggetti cinematografici e articoli giornalistici.

ChatGPT, in rete c’è un modello di intelligenza artificiale che scrive i temi al posto degli studenti
  • 10 Febbraio 2023
  • “Le faccio una domanda dottoressa: pensare di essere l’ultimo sano di mente sulla terra, vuol dire essere pazzo? Perché se è così, io sono pazzo”. Al detective Spooner, protagonista del film distopico tratto dal romanzo di Asimov “Io, Robot”, l’idea che i robot positronici svolgessero le faccende quotidiane al posto degli esseri umani, non andava proprio giù. Non poteva accettare l’ascesa dell’intelligenza artificiale, ormai adibita ad uso domestico. Ebbene, sappiate che appena sentirete parlare di ChatGPT, potreste provare le stesse sensazioni del buon Spoomer.

    ChatGPT è un sistema di intelligenza artificiale creato dall’azienda OpenAi di Elon Musk con cui è possibile conversare. L’invenzione ha riscontrato un successo senza precedenti in termini di accessi e  suscitato l’attenzione dei grandi colossi della tecnologia, su tutti Microsoft che sembra intenzionata ad investirci ben 10 miliardi di dollari.

    L’aspetto più affascinante e allo stesso tempo spaventoso di questo chatbot è la capacità di elaborare veri e propri testi. Si può infatti utilizzare per svolgere compiti, tradurre documenti e perché no, realizzare temi, canzoni, report, email, soggetti cinematografici e articoli giornalistici.

    Tranquilli, questo articolo non è scritto da un’intelligenza artificiale, o almeno così sembra…

    ABBIAMO PROVATO CHAT GPT: IL RISULTATO

    In queste settimane Chat GPT è entrato al centro del dibattito. Per molti cancellerà il lavoro, la cultura e il sapere, per altri rappresenta un aiuto prezioso per l’essere umano. Ciò che è certo è che il sistema di intelligenza artificiale della OpenAI farà a breve concorrenza diretta a Google, arrivando perfino a sostituirlo. Perché? Perché è uno strumento più diretto. Se ora siamo abituati a cercare un’informazione immettendo delle parole chiave nel motore di ricerca e siamo poi obbligati a scorrere tra una serie di risultati finché non troviamo quello che stavamo cercando, ChatGPT permetterebbe di fare un passo ulteriore. Ci basterà aprire una chat e chiedere “Chi ha vinto la Seconda Guerra Mondiale?” per ottenere direttamente la risposta alla domanda

    Ma quali sono le vere potenzialità al momento di ChatGPT? Noi di Banchi di Prova abbiamo voluto testarlo. Abbiamo chiesto al chatbot di realizzare una storia horror con protagonista uno spicchio d’aglio. Ecco il risultato, generato nel giro di un minuto:

    “C’era una volta uno spicchio d’aglio. Era diverso da tutti gli altri, più grande, pungente e con un’aura oscura e sinistra. Nessuno sapeva da dove venisse, ma presto divenne noto come l’aglio assassino.

    L’aglio assassino era stato maledetto da una strega malvagia, che aveva cercato vendetta contro gli abitanti del villaggio per un torto che le avevano fatto molti anni prima. Aveva colpito l’aglio con una magia oscura, trasformandolo in un’arma mortale che poteva avvelenare chiunque lo mangiasse”.

    L’IMPATTO DI CHATGPT SULL’ISTRUZIONE

    Il tema chatbot sta interessando particolarmente il mondo dell’istruzione, destando non poca preoccupazione sia riguardo l’impatto sia riguardo l’accuratezza dell’apprendimento. Negli Stati Uniti, il dipartimento dell’istruzione statunitense ha ristretto l’accesso a Chat GPT per tutti gli studenti e i professori, su dispositivi e reti scolastiche. Anche sul fronte universitario ci sono stati degli interventi. L’Università di New York ha infatti vietato completamente l’utilizzo del mezzo.

    Dall’altra parte del mondo, in Australia, sono state prese posizioni ancor più nette. Tutte le università australiane, per contrastare il fenomeno, hanno deciso di tornare a svolgere gli esami con carta e penna.

    E nel nostro Paese? Al momento in Italia non sono state prese decisioni ufficiali ma sul tema si è espresso il ministro dell’Istruzione e del Merito Valditara che, sorprendentemente, ha voluto rimarcare i lati positivi del mezzo: “Ha il potenziale per rivoluzionare la società e di conseguenza la scuola. Può essere impiegata per aiutare gli insegnanti a personalizzare l’apprendimento, ad adattare i contenuti in base alle attitudini individuali degli studenti, a monitorare i loro progressi e a fornire informazioni su come migliorare il loro rendimento“.

    Quella dell’intelligenza artificiale è una questione che riguarda anche la scuola primaria. Recentemente il New York Times ha chiesto a ChatGPT di scrivere un tema con lo stile e le capacità di un bambino di quarta elementare. Il testo è stato poi sottoposto ad un gruppo di insegnanti che non sono riusciti ad individuare il testo generato dall’intelligenza artificiale.

    MENTRE A PRINCETON STUDIANO UN ANTIDOTO TECH, QUI CI SI INTERROGA COME FERMARE L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE

    Una scena dal film “Io, Robot”, tratto dal libro di Isaac Asimov

    Studenti, addetti ai lavori del mondo tech e appassionati non fanno che parlare con toni entusiastici del nuovo chatbot. È chiaro però che il rischio di sottovalutarne limiti, affidabilità e soprattutto pericoli ci sia eccome.

    In primis, il rischio appiattimento per gli studenti è molto alto. La presenza in rete di una chatbot che costruisca artificialmente testi su un tema x non può che essere una minaccia per gli obiettivi didattici che ogni ragazzo deve perseguire nel corso della sua esperienza scolastica.

    Non solo. Come abbiamo detto in avvio, se già consultando Internet rischiamo di non distinguere le fonti veritiere da quelle false, cosa succede se la fonte – come nel caso di ChatGPT –  diventa una sola.

    I dubbi e le paure quindi sono molti e, al momento, non esistono soluzioni ufficiali di contrasto, soprattutto nel nostro Paese. L’unica che si vede all’orizzonte è quella studiata dagli studenti dell’Università di Princeton che hanno creato delle chatbot – Open AI Detector e Detect GPT – in grado di indicare se un testo presente sulla pagina che stiamo visitando è stato generato o meno da un’intelligenza artificiale.

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