ALBERTO MANZI / Imparare a imparare
Al centro del modo di insegnare c’erano sempre gli interessi dei bambini, le loro esperienze concrete, il gusto di scoprire il mondo attraverso il fare, il pensare, l’immaginare, per diventare cittadini attenti ai diritti di ognuno.
A 25 anni dalla sua scomparsa ( il 4 dicembre 1997) è ancora oggi viva e presente la figura di Alberto Manzi, per noi il Maestro dell’Italia nel mondo, così lo abbiamo definito cinque anni fa, nel nostro convegno al liceo Caetani di Roma, dedicandogli, insieme ai ragazzi dell’Istituto e sua figlia Giulia, un grande tributo di affetto e di riconoscenza per quanto ha dato alla storia della scuola italiana e alle nostre comunità nel mondo.
Manzi comincia la sua attività scolastica all’Istituto di Rieducazione e Pena ”Gabelli“ di Roma, dove realizzerà il primo giornale degli Istituti di Pena. Dal 1954 insegna presso la scuola Fratelli Bandiera di Roma, dove lavorerà fino alla pensione.
Il Maestro dell’Italia nel mondo intraprende negli stessi anni la sua lunga avventura all’estero, in sud America, soprattutto in Perù e in Amazzonia, come docente di italiano, impegnandosi in programmi di scolarizzazione e di socializzazione. Tra i suoi libri, che lo hanno reso famoso in tutto il mondo, i romanzi El Loco, La Luna nelle baracche e il postumo E venne il sabato e soprattutto Orzowei, pubblicato nel 1955. La Rai arriva nel 1960, quando fu scelto per presentare il programma Non è mai troppo tardi, facendo le sue lezioni di innovative a piu’ di un milione e mezzo di persone.
Concluso il programma, Alberto Manzi ritorna ad insegnare presso la scuola Fratelli Bandiera di Roma, dedicandosi negli anni, con grande impegno, alle campagne di alfabetizzazione degli italiani all’estero e facendo diversi viaggi in America Latina per collaborare alla promozione sociale dei contadini più poveri.
Per Manzi, al centro del suo insegnamento, erano sempre gli interessi dei bambini, le loro esperienze concrete. E’ il suo “imparare a imparare“, anche senza banchi e a volte senza sedie per imparare a rispettare gli altri e se stessi. La scuola, per Manzi, deve dare il gusto di scoprire il mondo attraverso il fare, il pensare, l’immaginare, per diventare cittadini attenti ai diritti di ognuno.
Fu sospeso dall’insegnamento nel 1981, perché non accettò di redigere le nuove “schede di valutazione”, che la riforma della scuola aveva messo al posto della pagella.
Perché si rifiutò di scriverle ?
Dopo la sospensione dall’insegnamento e dallo stipendio, accettò di redigere una valutazione uguale per tutti con semplice timbro. C’era scritto «fa quel che può, quel che non può non fa».