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Passione a ostacoli: intervista a una precaria della scuola

“Avevo un posto di lavoro sicuro, pieno di certezze ma non ero felice. L’ho lasciato e sono diventata un’insegnante e il viaggio che ho intrapreso è fantastico. Sono precaria, piena di dubbi e ostacoli, ma le emozioni che sto vivendo sono uniche”

Passione a ostacoli: intervista a una precaria della scuola
  • 18 Luglio 2023
  • “Avevo un posto di lavoro sicuro, pieno di certezze ma non ero felice. L’ho lasciato e sono diventata un’insegnante e il viaggio che ho intrapreso è fantastico. Sono precaria, piena di dubbi e ostacoli, ma le emozioni che sto vivendo sono uniche”.

    Federica Masi ha 43 anni e quest’anno ha festeggiato il suo primo incarico annuale da docente, presso l’Istituto Comprensivo Sant’Elia Fiumerapido, in provincia di Frosinone.

    Federica, l’insegnante l’avrebbe voluta fare da sempre, ma nonostante l’inserimento a pieno titolo nelle Graduatorie a Esaurimento nella scuola primaria della provincia di Frosinone, per diversi anni, ha ottenuto solamente contratti brevi e saltuari che l’hanno costretta a cercare una diversa occupazione pur di assicurarsi una maggiore stabilità di vita, soprattutto familiare.

    Insegno da due anni – sottolinea – e forse sono la meno indicata ad affrontare questo tema, soprattutto per rispetto dei migliaia di colleghe e colleghi (oltre 250.000, leggi lo studio Uil Scuola) ma il precariato è il motivo che mi ha costretta a soffocare una grande passione per così tanto tempo per dedicarmi ad un lavoro poco stimolante e ripetitivo. A un certo punto però non ce l’ho fatta”.

    Cosa l’ha spinta a intraprendere questo “fantastico viaggio”?
    Insegnare vuol dire mettersi in gioco ogni giorno. È una delle professioni più importanti per la collettività. L’ho scelta per questo.

    Regole caotiche, ostacoli, burocrazia, ma anche scoperte positive, l’eterno ripetersi della magia che avviene in classe, giorno dopo giorno. Si rispecchia in tutto questo?
    Senza dubbio, il precariato rappresenta un percorso difficile, fatto di ostacoli, incertezze e a volte insicurezze. Tali difficoltà si superano, come nel mio caso, nella passione per questa professione, per la bellezza della stessa. Stare con i bambini, studiare, aggiornarsi continuamente, confrontarsi, rappresentano momenti di continue ‘scoperte’, di arricchimento, crescita personale, che fanno passare in secondo piano anche le indubbie criticità esistenti.


    Quali sono le sue aspettative e prospettive per il futuro?
    Per quanto riguarda l’attività professionale, l’aspettativa è quella di continuare nel solco tracciato, di insegnare ed essere sempre all’altezza del compito. Per quanto attiene il profilo contrattuale, il mio auspicio è quello di essere ovviamente stabilizzata e diventare un’insegnante di ruolo.

    Cosa consiglierebbe a un giovane che vuole insegnare?
    Consiglierei di guardare dentro sé stessi, se insegnare è la loro passione, allora direi di non esitare a seguire la propria strada seppur tra le difficoltà a cui accennavo. Qualora, si ritenesse la scuola una mera possibilità occupazionale, consiglierei di desistere, questa professione ha bisogno di persone che credono in quello che fanno e che ne percepiscano fino in fondo anche l’importanza sociale.

    E se fosse il Ministro, cosa cambierebbe del presente scolastico, in ordine di priorità?
    Lavorerei al superamento delle principali criticità che attanagliano la scuola italiana, partendo naturalmente dalla stabilità delle cattedre. Interverrei sulla continuità didattica degli insegnanti di sostegno, sulla modalità di reclutamento, sull’innovazione della didattica e sulla riduzione del numero degli alunni per classi. Infine, il futuro della scuola non può non passare dal risolvere i problemi legati all’edilizia scolastica. 

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