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Se l’agenda di un preside potesse parlare…

Arrivare a scuola ogni giorno è come affrontare una realtà sempre nuova, con problemi che non ti aspetti.
E, invece, sono lì ad attenderti: piccoli e grandi, che ti vengono incontro e ti abbracciano a ‘tenaglia ‘ assumendo le forme più diverse, anche quello di messaggi whatsapp, preannunciandoti tutta una serie di emergenze

Se l’agenda di un preside potesse parlare…
  • 14 Ottobre 2022
  • Le scuole italiane sono senza alcun dubbio organizzazioni di servizio pubblico molto complesse.
    Complessa è anche la giornata di lavoro di un dirigente scolastico che, adempimenti e scadenze alla mano, si fa ogni giorno la scaletta delle priorità, dalle più impellenti a quelle non propriamente urgenti.
    Succede sempre che – implacabilmente – qualcosa fa cambiare la scaletta preparata.

    Arrivare a scuola ogni giorno è come affrontare una realtà sempre nuova, con problemi che non ti aspetti.
    E, invece, sono lì ad attenderti: piccoli e grandi, che ti vengono incontro e ti abbracciano a ‘tenaglia ‘ assumendo le forme più diverse, anche quello di messaggi whatsapp, preannunciandoti tutta una serie di emergenze: 

    • i bagni otturati, con la protesta pronta degli studenti, che si rifiutano di utilizzare quelli del piano sottostante.
    • per le classi senza docenti non ci sono sostituzioni. Qui ci vuole aiuto per la vigilanza momentanea sulle classi. Ti avvii verso la classe dei più rumorosi. Ti siedi dietro la cattedra e fai il docente per un po’. E scopri che questo ritorno al passato ti piace.
      Ci prendi gusto e vedi con piacere che i ragazzi ti seguono e quando li lasci, ti invitano a ritornare.
    • un’assistente amministrativa chiede la tua presenza in segreteria per risolvere la questione di una supplente convocata su una malattia che lancia occhiate di fuoco, per quelle che considera irragionevoli rigidità.

    Intanto è trascorsa gran parte della mezza giornata di lavoro e la scaletta delle cose da fare resta nella borsa, in attesa di un giorno migliore, meno caotico.

    Sono alla mia scrivania: per un attimo, rivado con la mente agli anni d’insegnamento, alle letture dantesche e alle osservazioni intelligenti dei miei ex alunni. Non faccio in tempo a pensare alla scelta, forse, dissennata di aver abbandonato l’insegnamento per la dirigenza scolastica, che il collaboratore annuncia la visita di due genitori accompagnati da un avvocato. Il tema è sensibile, riservato, molto delicato.
    Ci vorrebbe una certificazione che non hanno. Sono attenta, coinvolta, non perdo una parola, cerco di trovare una soluzione che offra certezze al ragazzo e risposte alle loro preoccupazioni.
    Le argomentazioni che vengono usate sono bizantine, lo capisco subito. E qui ci vorrà una decisione.

    Imparare a decidere è tra le cose che non insegnano mai nei corsi per futuri dirigenti scolastici.
    La nostra è una professione che richiede conoscenza, disponibilità ma anche temperamento e tenacia.
    Burocrazia, procedure, iter normativi, modelli di domanda, certificazioni sono i nostri incubi.
    Fantasia, volontà, creatività, progettualità sono le nostre armi migliori.
    L’agenda fa il suo, ma non sempre tutto può stare tra gli impegni imprevedibili.
    Il meglio arriva sempre quando previsto bene.

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