SCUOLA E SICUREZZA / Le cose da sapere e quelle da fare
In che condizioni si trovano gli edifici scolastici in Italia? Quanti crolli ed episodi rovinosi sono avvenuti negli ultimi anni? E quali sono le strategie utili per migliorare la sicurezza nelle scuole nel nostro Paese? Facciamo chiarezza.
In che condizioni si trovano gli edifici scolastici in Italia? Quanti crolli ed episodi rovinosi sono avvenuti negli ultimi anni? E quali sono le strategie utili per migliorare la sicurezza nelle scuole nel nostro Paese? Facciamo chiarezza.
1) Lo stato degli edifici scolastici
In Italia, nell’anno scolastico 21-22, gli edifici scolastici attivi sono 40.293. Di questi, il 33% è concentrato in tre regioni: Lombardia, Campania e Sicilia.
Di un quarto degli edifici non si conosce la data di costruzione, mentre è certo che il 42% di essi risale a prima del 1976.
Il 58% è privo delle certificazioni di agibilità statica e il 55% di prevenzione incendi; oltre il 40% non dispone del collaudo statico (ovvero l’idoneità certificata dell’edificio). Il 77% delle scuole è in possesso del documento di valutazione rischie il 79% ha redatto un Piano di emergenza.
2) Gli episodi rovinosi (crolli) verificatisi recentemente
Tra settembre 2021 e agosto 2022 in Italia ci sono stati ben 45 crolli negli edifici scolastici. 16 di questi, sono avvenuti nelle regioni del sud e nelle isole, 19 al Nord (Lombardia, Piemonte, Liguria, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Emilia-Romagna), 10 nelle regioni del Centro (Toscana, Lazio). La causa principale è da ricercare nella cattiva manutenzione delle strutture edilizie.
3) Le classi sovraffollate
Le classi italiane sono troppo numerose e i numeri lo evidenziano chiaramente. Nell’anno scolastico 2021 – 2022 il numero di classi ammonta a 368.654 (rispetto alle 369.048 dell’anno precedente) con un numero di studentesse e studenti pari a7.407.312 (7.507.484 del 2020/21), di cui 277.840 alunni con disabilità e 798.291 studenti con cittadinanza non italiana (rispettivamente 268.671 e 808.953 nel 2020/21).
Le classi sovraffollate, quelle con più di 26 alunni, sono il 3.8% del totale e riguardano la scuola per l’infanzia (2032 – 4.9%) e quella secondaria (9.974 – 3.8%).
La dimensione abnorme delle classi è in netta antitesi alla scuola di qualità e alla sicurezza.
4) La strategia del Governo
Dal 2015 i Governi hanno investito in maniera importante sull’edilizia scolastica del nostro Paese. Con il Pnrr i fondi a disposizione sono considerevoli. Parliamo di12,6 miliardi di euro, che vengono utilizzati per l’ammodernamento e la messa in sicurezza di molti istituti, per la costruzione di nuove scuole, di ambienti digitali, di mense, di palestre e di servizi 0-6.
Se da una parte ci troviamo di fronte ad un budget considerevole, dall’altra non si può non evidenziare una nota dolente: le richieste degli Enti locali sono state di gran lunga superiori alle disponibilità offerte dal Pnrr.
COSA SI PUO’ FARE PER MIGLIORARE LA SICUREZZA NELLE SCUOLE
La dimensione pedagogica ed etica
-La riduzione della numerosità delle classi può favorire il distanziamento, la sicurezza dal punto di vista fisico e della salute, e porre condizioni più favorevoli per la didattica e per l’apprendimento. L’antidoto migliore per contrastare abbandoni propri e impropri.
-Valorizzare gli aspetti etici dell’alternanza (PCTO) con una sua declinazione specifica su: formazione, sicurezza, legalità, contrattazione, diritti delle lavoratrici e dei lavoratori.
Gli interventi da fare nel segno della formazione
Sono diverse le misure che stiamo rivendicando in merito all’edilizia scolastica e alla sicurezza. In primo luogo la formazione: i dirigenti scolastici e i preposti devono essere formati e strutturati con interventi opportunamente cadenzati nel tempo, svolti in orario di lavoro, in affiancamento con un tutor esperto.
La formazione deve estendersi anche al Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, che deve veder estese le proprie competenza in materia di sostenibilità ambientale dei processi lavorativi, resi sempre più complessi dall’emergenza epidemiologica e dalle nuove modalità di svolgimento delle prestazioni lavorative (lavoro agile).
Infine, vanno rilanciati protocolli specifici con i soggetti istituzionali e favorita la contestualizzazione delle norme vigenti.